Pagine

Scuola: Il Tar Lazio dice no a scrutini e crediti, violato il pluralismo

Le religioni non cattoliche e le associazioni laiche, che ritengono discriminatoria l'attribuzione di un punteggio scolastico alla frequenza dell'ora di religione, hanno vinto la loro battaglia: tale discriminazione è stata riconosciuta dal Tar del Lazio. Il tribunale amministrativo ha, infatti, accolto il ricorso presentato da 24 soggetti, tra i quali le Chiese Evangeliche, Luterana, Valdese e l'Unione delle comunità ebraiche per l'annullamento dell'ordinanza dell'allora ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni per gli esami di Stato 2007/2008. In particolare, la frequenza dell'ora di religione cattolica non concorrerà a "l'attribuzione del credito scolastico" per gli esami di maturità" e "i docenti di religione cattolica" non potranno partecipare "a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l'attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento". Non sono mancate le reazioni politiche, con il centrodestra che parla di sentenza "discutibile", mentre per l'opposizione si è trattato soltanto del "minimo sindacale". Anche se Paola Binetti (Pd) ha difeso la presenza dei prof agli scrutini.

Da parte sua Fioroni ha ricordato di aver solo "applicato la legge", rimandando ora la questione al ministro Gelmini. Secondo quanto riferito dai ricorrenti, nella sentenza (n. 7076/2009 del 17 luglio) è stabilito che "un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico" e che lo Stato "non può conferire ad una determinata confessione una posizione "dominante" violando il pluralismo ideologico e religioso". "L'attribuzione - si legge nella sentenza - di un credito formativo ad una scelta di carattere religioso degli studenti e dei loro genitori, quale quella di avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche dà luogo ad una precisa forma di discriminazione, dato che lo Stato Italiano non assicura identicamente la possibilità per tutti i cittadini di conseguire un credito formativo nelle proprie confessioni ovvero per chi dichiara di non professare alcuna religione in Etica Morale Pubblica". Il Tar del Lazio si era già pronunciato nella stessa direzione nel maggio 2007, quando accogliendo un ricorso aveva sospeso l'ordinanza. La decisione era stata impugnata dal ministero e l'Avvocatura di Stato ne aveva accolto la richiesta. Numerose le reazioni. "Ho dato attuazione a un quadro legislativo e a una normativa precedente e vigente" ha detto Giuseppe Fioroni che chiama in causa anche l'attuale ministro. "Visto che al conseguimento dei crediti formativi concorrono una serie molto ampia e varia di discipline, non ultimi anche corsi di danza caraibica - ha detto - ritengo quindi che possa contribuirvi anche l'ora di religione o della materia sostitutiva, come previsto per legge. Mi auguro su questo di poter conoscere anche il pensiero del ministro Gelmini".

Resta da vedere cosa farà viale Trastevere se presenterà ricorso o meno. Intanto, la Consulta sulla laicità annuncia che "un nuovo ricorso per un'uguale ordinanza per l'anno scolastico successivo é stato presentato in maggio". "La scelta di frequentare l'ora di religione attiene ai convincimenti personali, non può essere misurata come una materia di insegnamento". Ha commentato la presidente del Coordinamento Genitori Democratici, Angela Nava, tra le associazioni ad aver promosso il ricorso. "Soddisfazione" è stata espressa dalla Tavola Vadese e dalla Flc Cgil. Escludere gli insegnanti di religione dagli scrutini è a sua volta discriminatorio, invece, per Paola Binetti (Pd): "Crea dei docenti di serie A e di serie B" e questo, aggiunge, "contraddice tra l'altro l'altissimo numero di persone che scelgono l'insegnamento della religione e si aspettano che, una volta scelto, non sia un optional ma entri a pieno titolo nella valutazione". Una decisione discriminatoria anche per Maurizio Gasparri (Pdl), per il quale verrà cancellata dai successivi gradi di giudizio: "E' una decisione estemporanea che sarà sicuramente cancellata". Rincara la dose Fabrizio Cicchitto (Pdl): "Quella del Tar è una sentenza discutibile. La materia andrebbe approfondita con serenità". Di diverso avviso Maurizio Turco deputato dei Radicali: "La sentenza ci sembra il minimo sindacale, ma è triste vedere che la politica ha bisogno del Tar per decidere su queste cose".

Con la riforma dimezzati i tempi del processo civile

Il nemico numero uno è la giustizia lumaca. In materia di procedimenti civili l’ambizioso obiettivo è quello di ridurre della metà i tempi del processo. Per arrivare a ciò, nel disegno del governo, si introdurranno nuovi istituti come il procedimento sommario di cognizione (rito sommario non cautelare), la testimonianza scritta, nuove misure coercitive per l’esecuzione degli obblighi sanciti dalle sentenze. Inoltre, arrivano sanzioni pecuniarie più efficaci a carico della parte che, con il proprio comportamento, determina un allungamento dei tempi di durata del processo. È previsto anche un filtro per i ricorsi in Cassazione in modo che la Suprema Corte non venga ingolfata e che possa concentrare la sua attività solo sulle questioni nuove e di maggiore rilievo.

Anche i ciclisti rischiano la patente

MILANO – Anche a Milano, da oggi, parte l’incremento delle multe per le contravvenzioni che si verificheranno nella fascia serale, dalle 22 alle 7 del mattino. Un provvedimento che fa discutere non tanto per l’aumento delle contestazioni (ogni due anni di solito c’é una revisione dei tariffari) ma per la decurtazione dei punti-patente, o della sospensione della stessa, che contempla d’ora in poi anche i cittadini che viaggiano su due ruote. In buona sostanza, se uno in bici commette un’infrazione per la quale è prevista la sottrazione di punti, se li vedrà togliere. Se non ha mai conseguito la patente, invece, ovviamente non subirà alcuna pena aggiuntiva. Se provoca un incidente da ubriaco potrebbe perfino rischiare la sospensione o il ritiro, al pari chi viaggia su un Suv.

Un caso tipico, più normale, potrebbe essere quello del ciclista sorpreso al cellulare, un comportamento scorretto molto diffuso a Milano e che prevede la perdita di punti. Una sperequazione evidente, secondo alcuni, e soprattutto secondo le associazioni di ciclisti, che denunciano l’ennesimo “provvedimento vessatorio” a fronte delle promesse “mai realizzate sulle piste ciclabili”. “Siamo chiari – spiega un funzionario dei Vigili – andare in bici sul marciapiede, passare col rosso o attraversare sulle strisce pedonali con la bici al fianco era vietato anche prima”. Il provvedimento riguarda tutti i ‘veicoli’ e comprende quindi i velocipedi e i carretti a braccia. “Il Codice prevede di togliere i punti, ove previsto, anche ai conducenti di velocipedi, e quindi c’é poco margine per discuterne – spiega Emiliano Bezzon, Comandante della Polizia Locale di Milano – Non è impossibile, poi, che qualche cittadino decida di ricorrere al Giudice di Pace, ma solo dopo una pronuncia degli organi giuridici competenti potrà essere cambiato qualcosa. Penso al 2003 – precisa – quando con l’introduzione della patente a punti, in caso di impossibilità di contestazione al conducente rischiava la decurtazione dei punti il proprietario della vettura. In quel caso, alla fine, si era pronunciata la Cassazione”. Tornare a casa in bici alticci, magari pure sul marciapiede, potrebbe quindi costare molto caro. “Io la patente non ce l’ho – dice un anziano fuori da una trattoria di periferia – ma se mi sequestrano la bici con cosa ci vado al bar?”.

Frattini: “Entra in Italia solo chi rispetta le leggi”

“Accoglienza fa rima con integrazione. Quindi, chi viene in Italia deve rispettare le leggi in vigore, giurare sulla nostra bandiera. E’ una condizione elementare, perché non possiamo volere la botte piena e la moglie ubriaca”. Franco Frattini, intervistato dal Giornale, condivide “appieno” il messaggio del capo dello Stato nell’anniversario della tragedia di Marcinelle: “Noi vogliamo il successo dell’immigrazione extracomunitaria”. “Ma proprio per questo – sottolinea il ministro degli esteri – vogliamo che il sans papier emerga dalla clandestinità, altrimenti viene sfruttato due volte: guadagna meno di un collega regolare e senza diritti sociali”. In altri termini, “si tutela la dignità umana – ammonisce Frattini – evitando che questi rimangano vittime dell’abbandono, in mano ai loro aguzzini. Perché l’immigrazione clandestina e il traffico degli organi umani rappresentano lo schiavismo del Ventunesimo secolo”.

A giudizio del responsabile della Farnesina, non c’é insomma altra strada se non “applicare dalla prima all’ultima virgola le norme inserite nel pacchetto sicurezza”, a partire dal reato di clandestinità: “Nessun contrasto alle direttive europee”. Il reato – puntualizza Frattini – è semplice deterrente: “Chi non ha lavoro, è senza casa e viola le nostre regole, deve andare via. Ma niente carcere”. E comunque, assicura il ministro, “nessuna colf o badante processata o espulsa. Gli anziani stiano dunque tranquilli”. Frattini rassicura anche i pescatori di Mazara del Vallo: “Il nodo sono le divergenze sulla larghezza delle acque territoriali. ma nel negoziato con la Libia, avviato lo scorso anno, figura pure il dossier sulla pesca”. Il governo garantirà gli interessi dei pescatori italiani: “Il 30 agosto a Tripoli, se non prima, il premier Berlusconi vorrà avere da Gheddafi la parola definitiva per arrivare a una conclusione positiva”.

Per contrastare gli arrivi di immigrati clandestini l’Italia non adotta respingimenti, ma applica le norme contenute nel “protocollo opzionale dell’Onu sul traffico di persone via terra, mare, aria”. E’ quanto il governo italiano, secondo quanto si è appreso, sosterrebbe nella relazione consegnata al Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura (Cpt), nei giorni scorsi in Italia per esaminare la politica nazionale di contrasto all’immigrazione clandestina. Tra maggio e luglio scorsi, sono state oltre 600 le persone fermate in mare prima del loro arrivo in Italia e rinviate, per la maggior parte in Libia e Algeria. Tra loro, secondo quanto riferito nella relazione consegnata al Cpt, anche donne e minori. Nei loro confronti l’Italia negherebbe di aver applicato il principio del respingimento, sostenendo di aver rispettato il protocollo opzionale contro il traffico di esseri umani. Il protocollo, approvato a Palermo nel 2000, è stato più volte oggetto di critiche da parte delle associazioni che difendono i diritti dei migranti secondo le quali non riconosce un vero e proprio diritto della persona ‘trafficata’ a rimanere nei paesi di destinazione, prevedendo la concessione del permesso di soggiorno solo in casi valutati con discrezionalità. Inoltre, per quanto riguarda il rimpatrio, il protocollo – sempre secondo le associazioni – si limita ad affermare che “dovrebbe essere preferibilmente volontario”. Elementi di discrezionalità questi che non tutelerebbero adeguatamente le vittime del traffico.

La missione del Comitato in Italia - Il Comitato per la prevenzione della tortura è stato in missione in l’Italia tra il 27 e il 31 luglio scorsi. Scopo della missione era di esaminare i vari aspetti della politica messa in atto dall’Italia rispetto all’intercettazione in mare di immigrati clandestini diretti verso le coste meridionali del Paese e rinviati in Libia. In particolare, la delegazione del Cpt si è concentrata sul sistema di salvaguardia per assicurare che nessuno venga rinviato in un Paese dove correrebbe il rischio di essere torturato o maltrattato. Nel corso della visita la delegazione ha incontrato rappresentanti dei ministeri dell’Interno, della Giustizia, della Difesa, oltre che di Carabinieri, Guardia di Finanza, Guardia Costiera e Marina Militare. La delegazione si è inoltre recata nei centri di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria a Roma, presso il Cda Contrada Piano del Lago e il centro per minori Germoglio di Caltanisetta e al centro per minori Prospettiva di Catania.