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Cogne, Annamaria Franzoni uccise con "razionale lucidità"

Cassazione Penale, Sezione I , Sentenza n. 31456. del 29/07/2008
Soltanto Annamaria Franzoni aveva il tempo di uccidere il piccolo Samuele, con le modalità ricostruite dai Ris. Ogni altra eventualità è "remota" e le prove raccolte, sebbene indiziarie, sono sufficienti a sostenere un giudizio di colpevolezza. Sono questi alcuni dei motivi per cui la Cassazione, lo scorso 27 marzo 2008, ha confermato la condanna nei confronti della Franzoni, per la morte del figlioletto Samuele avvenuta a Cogne il 30 gennaio del 2002, e le cui motivazioni sono state rese note soltanto oggi con la sentenza 31456."La possibilità dell'azione di un estraneo è stata esclusa al di là di ogni ragionevole dubbio, attraverso la pr
ova logica - scrive la Cassazione motivando la decisione di confermare la condanna alla mamma del piccolo Samuele - che con altrettanta correttezza metodologica, avrebbe potuto essere collocata al centro, ovvero posta come caposaldo della sequenza indiziaria".
Insomma, spiega il Collegio, "una volta dimostrate l'assoluta implausibilità dell'ingresso di un estraneo nell'abitazione e la materiale impossibilità che costui possa aver agito, con le modalità già descritte, nel ristrettissimo spazio di tempo a sua disposizione, ed una volta esclusa ogni responsabilità da parte del marito dell'imputata e del figlio Davide, una realistica necessitata alternativa residuale è quella della responsabilità della sola persona presente in casa nelle fasi antecedenti la chiamata dei soccorsi".
Con questi due passaggi chiave la Cassazione ha sostenuto la colpevolezza della Franzoni perché tutte le altre eventualità per la morte del piccolo Samuele erano così remote da dover essere escluse. Un giudizio di colpevolezza, spiega poi la Suprema Corte, può fondarsi oltreché al di là di ogni ragionevole dubbio, anche su prove fortemente indiziarie che escludano che i fatti possano essere andati in un altro modo.

Il capo deve sempre mantenere self control nei confronti dei suoi dipendenti.

Il capo deve sempre mantenere self control nei confronti dei suoi dipendenti. Anche di fronte ad "atteggiamenti provocatori". A stabilirlo e' la Cassazione che sottolinea come chi occupa le alte gerarchie nelle aziende deve avere una "attenta continenza espressiva". Applicando questo principio la quinta sezione penale (sentenza 31388) ha bocciato il ricorso di Sebastiano C., un dirigente aziendale che si era rivolto ad una sua dipendente che, a suo dire lo aveva provocato, dicendole "lei non capisce un c...". La vicenda e' finita in Tribunale e il dirigente in primo grado veniva condannato per ingiuria. Una condanna dalla quale Sebastiano C. si e' salvato in appello poiche' la Corte di Catania (nel giugno 2007), ha dovuto prendere atto della intervenuta prescrizione del reato. E' comunque rimasto in piedi il risarcimento alla dipendente Tommasa B. per i danni patiti per l'ingiuria. Contro questa decisione Sebastiano ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo che l'espressione non aveva valenza ingiuriosa dal momento che era stata pronunciata in risposta "ad una accesa discussione nel corso della quale Tommasa B. aveva assunto atteggiamenti provocatori", e che in ogni caso data l'evoluzione dei costumi e il mutamento del linguaggio la frase nonn era altro che un "equivalente rafforzativo di 'lei non capisce nulla'". Piazza Cavour ha dichiarato inammissibile il ricorso e ha sottolineato che "anche tenuto conto del rapporto gerarchico che legava" il capo alla dipendente "avrebbe dovuto indurre il primo a una attenta continenza espressiva". Per effetto della inammissibilita' del ricorso, Sebastiano C. e' stato condannato a pagare mille euro alla cassa delle ammende.

Arresti domiciliari per Bruno Contrada

Il tribunale di sorveglianza di Napoli ha accolto la richiesta del procuratore generale e della difesa ed ha concesso il differimento della esecuzione della pena a Bruno Contrada.

L'ex poliziotto potrà lasciare il carcere militare di Santa Maria Capua Vetere dove si trova detenuto dal 12 maggio dello scorso anno per scontare la pena di 10 anni inflittagli dalla Corte d'appello di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa. Gli sono stati concessi gli arresti domiciliari per gravi motivi di salute.Contrada si stabilirà a Napoli, a casa di una sorella.
Contrada fu arrestato alla vigilia di Natale del 2002 ( un caso eccezionale) e dopo 31 mesi di detenzione preventiva presso il carcere militare di Palermo, riaperto soltanto per lui ha subito uno dei più lunghi processi della storia giudiziaria italiana. Dopo la conferma del giudizio d'Appello di condanna da parte della Cassazione nel maggio dello scorso anno, è ritornato in carcere il 12 maggio del 2007. Deve ancora scontare circa cinque anni. Al suo processo sfilarono una ventina di pentiti, che non riferirono alcun fatto al quale avevano partecipato direttamente ma del quale avevano appreso soltanto de relato da boss e mafiosi tutti deceduti.
In oltre 150 udienze, 139 uomini di stato testimoniarono a suo favore, ma il «de relato» dei pentiti convinse i giudici. La sua vicenda giudiziaria è rimasta per molti aspetti piena di ombre e dubbi, ed è rimasto il sospetto che le «disgrazie» giudiziarie di uno dei poliziotti più famosi dell'epoca iniziarono per lo scontro interno al Viminale fra le cordate che si opponevano all'ex capo della polizia Vincenzo Parisi che all'indomani della caduta del muro di Berlino voleva affidare al Sisde compiti antimafia, soprattuto per la ricerca dei latitanti, ridimensionando la nascente Direzione investigativa antimafia (Dia) sponsorizzata da Luciano Violante e dalla sinistra. Parisi difese apertamente il suo funzionario, ma il pool antimafia, guidato allora da Giancarlo Caselli, in decine di migliaia di pagine riuscì, con i pentiti, a farlo condannare.

Calipari; per la Cassazione non fu crimine di guerra ma solo un tragico evento

Cassazione Penale, Sezione I, Sentenza n. 31171 del 24/07/2008

La morte di Nicola Calipari, tragicamente ucciso dal marine Mario Lozano, dopo la liberazione della giornalista del Manifesto, Giuliana Sgrena, non fu "un crimine di guerra" ma un evento tragico. Ecco perché la prima sezione penale della Corte di Cassazione, lo scorso 19 giugno 2008, ha stabilito che il soldato americano non potesse essere giudicato dalle autorità italiane.

"Non sussiste la giurisdizione penale dello Stato italiano né quella dello Stato territoriale, bensì quella esclusiva degli Usa, Stato di invio del personale militare partecipante alla forza multinazionale in Iraq, in applicazione del principio di diritto internazionale consuetudinario della immunità funzionale o dell'individuo-organo dello Stato estero della giurisdizione penale di un altro Stato, per gli atti eseguiti nell'esercizio dei compiti e delle funzioni a lui attribuiti: principio non derogabile, nella specie, per l'assenza nelle circostanze e modalità del fatto contestato delle caratteristiche proprie della grave violazione del diritto internazionale umanitario, con particolare riguardo alla non configurabilità nel caso concreto di un crimine contro l'umanità o di un crimine di guerra".

Con questo principio la Prima sezione penale della Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda Calipari. Nella sentenza 31171 di oggi in più punti delle motivazioni si legge infatti che i tragici avvenimenti di quel 4 marzo 2005 a Baghdad non furono un crimine contro l'umanità. "Sembrano ostare - si legge in un altro passaggio chiave della sentenza - alla configurabilità di un odioso e inumano atto ostile contro civili e quindi del crimine di guerra, nonostante l'indubbia tragicità degli eventi lesivi in danno di persone estranee al conflitto armato iracheno, la concreta dimensione storica dell'episodio (l'approssimarsi del veicolo, con a bordo i due funzionari italiani e la giornalista liberata, in avvicinamento veloce al posto di blocco per raggiungere l'aeroporto militare di Baghdad; la localizzazione del check point, all'intersezione fra due strade di accesso all'aeroporto, già oggetto di ripetuti attacchi terroristici; la situazione di massima allerta dei soldati in servizio, in attesa del corteo dell'ambasciatore Usa in Iraq) e il carattere isolato e individuale dell'atto". Insomma, a parere della prima sezione penale di Piazza Cavour, nonostante la tragicità di quell'evento non può di sicuro affermarsi che si trattasse di un omicidio volontario contro un civile.

Manovra: Anm e avvocati firmano appello comune per la giustizia

E' un'ampia e articolata analisi della finanziaria, quella che l'Associazione nazionale magistrati e l'Organismo unitario dell'avvocatura hanno firmato insieme, intitolandola ''Appello per la giustizia''.
Nel documento le due organizzazioni rilevano che l'attuale documento di ''anticipo'' della manovra ''prevede norme che incidono pesantemente - nel prossimo triennio e, in un caso, sino al 2013 - anche sulle risorse, materiali e soprattutto umane, del settore Giustizia, ritenute 'sovradimensionate', non solo nelle dotazioni organiche ma anche nelle, pur inferiori, presenze in servizio [cfr. gli artt. 25 (''taglia-oneri'' amministrativi), 60 (missioni di spesa e monitoraggio della finanza pubblica), 66 (turn over), 72 (personale dipendente prossimo al compimento dei limiti di eta' per il collocamento a riposo) e 74 (riduzione degli assetti organizzativi)]''.

Chiedono, soprattutto, che nel convertire il decreto legge la maggioranza elimini i tagli previsti al settore giustizia: ''Nell'immediato, in sede di conversione del decreto-legge 25 giugno 2008 n. 112, il Governo voglia proporre e il Parlamento voglia adottare emendamenti a tale provvedimento che inseriscano espressamente l'amministrazione della giustizia tra quelle di 'valenza strategica' per il Paese il cui migliore funzionamento costituisce una 'esigenza prioritaria' e la esonerino conseguentemente dai 'tagli', disponendo l'inapplicabilita' per l'amministrazione della giustizia degli artt. 25 ('taglia-oneri' amministrativi), 60 (missioni di spesa e monitoraggio della finanza pubblica), 66 (turn over), 72 comma 6 ultima parte (personale dipendente prossimo al compimento dei limiti di eta' per il collocamento a riposo) e 74 (riduzione degli assetti organizzativi), nella parte in cui prevedono riduzioni di fondi e personale non solo rispetto alle dotazioni di organico ma anche rispetto alla situazione delle attuali presenze in servizio''.

Tra le proposte, oltre ad una ''cabina di regia sulla giustizia'' che il governo dovrebbe attuare in collaborazione con le rappresentanze di tutti i settori del comparto, l'invito alla ''giornata di mobilitazione e di informazione-sensibilizzazione rivolta alla cittadinanza'' il prossimo 22 luglio presso gli uffici giudiziari. E un appuntamento comune, per il 25 ottobre, dal titolo '' Giornata europea della giustizia civile'', per ''la verifica degli impegni concretamente assunti dal governo''.

Napolitano: L'Avvocatura è il terzo polo del dialogo tra politica e magistratura

Nell’udienza al Quirinale dell'11 luglio scorso, l’Aiga ha rappresentato al Presidente della Repubblica preoccupazione per le difficoltà dell’avvocatura nell’attuale stato di crisi della giustizia, e ha esposto le linee guida dell’attività associativa, incentrata sul colloquio virtuoso tra il ceto forense e la società. Il Capo dello Stato ha evidenziato l’importante ruolo propulsivo che l’avvocatura, quale soggetto essenziale della giurisdizione, può svolgere fungendo da terzo polo affinchè la politica non si senta minacciata dalla magistratura e la magistratura non si senta prevaricata dalla politica.Altre tematiche affrontate nell’incontro sono state l’accesso alla professione forense e l’orientamento dei giovani già in fase di iscrizione all’università.

Il testamento biologico di Paolo Ravasin su YouTube

Dopo il video choc con il testamento biologico lanciato su YouTube da Paolo Ravasin, malato di Sla, si acuisce il dibattito sulla necessità di un provvedimento che regoli la materia per dare la possibilità alle persone di decidere la propria sorte.
Ma di testamento biologico non vuol sentir parlare - ad esempio - il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna, che avverte: "Una legge del genere non può che vedermi in disaccordo. Ho paura, infatti, sia un viatico per l'eutanasia".
"La mia personale opinione - spiega Carfagna - è che la vita va difesa dal principio fino alla fine. Comprendo le difficoltà dei malati terminali e dei loro familiari, ma questo è il mio punto di vista".

Paolo Ravasin, malato di Sla, registra il suo testamento biologico


"Incompatibile". Il CSM trasferisce da Milano la Forleo

Deve lasciare Milano il gip dell'inchiesta sulle scalate bancarie Clementina Forleo. Lo ha deciso a maggioranza il plenum del Csm, che ha disposto il suo trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale. Per il Csm, la Forleo con i suoi comportamenti ha creato un "disagio diffuso" nel suo ufficio giudiziario e in Procura; Procura con cui inoltre si è "incrinato il necessario rapporto di reciproco rispetto ed equidistanza". E' quanto scrive il plenum nella delibera approvata. Due le condotte contestate al magistrato: le sue dichiarazioni pubbliche ad "Annozero" su "poteri forti" che anche per il tramite di "soggetti istituzionali" avrebbero interferito nelle sue funzioni, proprio mentre da gip si stava occupando dell'inchiesta sulle scalate bancarie; e i rilievi mossi da Forleo ai colleghi della procura titolari di quell'inchiesta, con cui si spinse sino a protestare ritenendo che stessero insabbiando tutto. Le denunce ad "Annozero" sono "gravemente sproporzionate rispetto ai fatti emersi" (l'"asserito invito alla prudenza" del Pg di Milano nella gestione delle intercettazioni di quella inchiesta e le presunte "pressioni" sul Pg della Cassazione perché le avviasse un'azione disciplinare), e hanno determinato "allarme" e "discredito" sui colleghi "obiettivamente infondati". Mentre le critiche rivolte ai pm dell'inchiesta sulle scalate dimostrano un rapporto caratterizzato da "eccessiva disinvoltura", "contrario" alla deontologia e "indicativo di un pregiudizio accusatorio incompatibile con l'imparzialità richiesta". Nell'insieme è emersa una "marcata carenza di equilibrio" da parte di Forleo, una "abnorme personalizzazione" delle vicende processuali a lei affidate e una "propensione a condotte vittimistiche" , tali da determinare "contrasti, conflitti e sospetti" nei confronti di colleghi.
La decisione del trasferimento è passata con 20 voti a favore e tre contrari dei consiglieri di Magistratura indipendente e l'astensione del procuratore generale della Cassazioni Mario Delli Driscoli. A favore del trasferimento gli interi gruppi di Magistratura democratica, Movimento per la Giustizia, Unità per la Costituzione, e dei Laici di Sinistra. Favorevoli anche il vice presidente del Csm Nicola Mancino e il primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone.
"Lotterò fino alla fine dei miei giorni, andrò a testa alta nei tribunali per affermare il principio che la legge è uguale per tutti", dice il Gip di Milano annunciando battaglia."Sono vicende che creano sofferenza; non è facile dire ad un magistrato che se ne deve andare in un'altra sede". Queste le uniche parole pronunciate dal vice presidente del Csm, Nicola Mancino.

TRADIMENTO PRENUZIALE? NOZZE NULLE PER LA CHIESA, NON PER LO STATO

Cassazione Civile, Sezioni Unite, Sentenza n. 19809 del 22/07/2008 -
Prima del grande passo, per lo Stato, siamo tutti «liberi», per la Chiesa no. Infatti il matrimonio civile resta valido anche se uno dei due ha scoperto l’infedeltà dell’altro, consumata quando si era ancora solo fidanzati. Mentre il sacramento celebrato in Chiesa può essere annullato.È quanto hanno stabilito le sezioni unite civili della Cassazione che, con la sentenza 19809, hanno negato la delibazione e cioè il riconoscimento di una decisione del tribunale ecclesiastico del Triveneto che aveva decretato la nullità del matrimonio religioso perché era saltato fuori il tradimento di lei, prima del matrimonio.Il collegio esteso ha stabilito con questa importante sentenza che una bugia, legata a una condotta prematrimoniale, non può far cadere l’unione civile: «Appare certo che - si legge nelle motivazioni - anche a tener conto che la menzogna di regola non rileva come artificio o raggiro per capire il consenso, nella concreta fattispecie, essa ha dato luogo a un errore riguardante una condotta temporanea di infedeltà prematrimoniale, nel rapporto di fatto precedente l’atto di matrimonio, nel quale la regola è quella della libertà e non è previsto un obbligo di fedeltà, che sorge dal matrimonio e rileva in sede di separazione, per un eventuale addebito».Di diverso avviso il tribunale ecclesiastico che a marzo del 2000, confermando il decreto di quello regionale lombardo, annullò il matrimonio religioso dei due. E ciò perché la ragazza aveva nascosto al marito una relazione avuta prima del matrimonio. In sostanza, a parere delle sezioni unite, non tutte le cause di annullamento del matrimonio ecclesiastico sono valide anche per lo Stato: infatti il matrimonio civile può essere annullato solo se ci sono «errori sull’identità o su qualità significative della persona» quali per esempio «una malattia fisica o psichica o una deviazione sessuale che impediscano lo svolgimento della vita coniugale». Non solo. Altre cause che legittimano la delibazione dell’annullamento ecclesiastico sono «una condanna per delitto non colposo, una dichiarazione di delinquenza abituale o professionale, una condanna per delitti concernenti la prostituzione, lo stato di gravidanza procurato da soggetto diverso da quello caduto in errore».

La camorra voleva la Lazio. Ordine di arresto per Chinaglia

Sott'accusa ci sono sia persone coinvolte nel precedente filone dell'indagine, nell'ambito del quale sono stati arrestati anche i capi degli 'Irriducibili', come Chinaglia e il faccendiere ungherese Zoltan Szlivas, che Guido Carlo Di Cosimo.


Principalmente pero' gli accertamenti della Gdf sui movimenti di denaro hanno permesso di portare alla luce il legame che c'era tra il gruppo che provo' due anni fa a togliere la societa' a Lotito e il clan dei casalesi. E' stato raggiunto dall'ordinanza, infatti, anche il boss Giuseppe Diana, che si trova ristretto in regime di 41 bis nel carcere di Opera.

Il clan camorristico dei Casalesi voleva comprare la Lazio grazie a un giro di riciclaggio che riguardava, oltre all'Italia, anche l'Ungheria e la Svizzera. Con questa ipotesi investigativa, la Guardia di Finanza starebbe eseguendo dieci misure di custodia cautelare. Tra i destinatari dei provvedimenti ci sarebbe anche l'ex attaccante biancoceleste Giorgio Chinaglia, che due anni fa sfuggì all'arresto perche' residente negli Stati Uniti. Secondo gli inquirenti, Chinaglia, che nel 2006 si definì il rappresentante di un'azienda farmaceutica ungherese interessata a rilevare la Lazio, conosceva la provenienza illecita del denaro.

Caso Eluana: Via libera al conflitto di attribuzione dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato

La commissione Affari Costituzionali del Senato ha espresso parere favorevole alla sollevazione del conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sul caso di Eluana Englaro, approvando la relazione del presidente Carlo Vizzini, secondo cui la Cassazione si sarebbe di fatto sostituita al Parlamento svolgendo un ruolo legislativo.La richiesta al Senato di promuovere il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato innanzi alla Corte Costituzionale, riguardo alla sentenza N.21748 resa dalla Corte di Cassazione a proposito del caso di Eluana Englaro, era stata avanzata da un gruppo di senatori del Pdl, con il presidente emerito, Francesco Cossiga fra i primi firmatari.La relazione di Vizzini passera' ora il vaglio di palazzo Madama che sara' chiamato a pronunciarsi sulla questione.Contraria l'opposizione, che aveva presentato una relazione di minoranza stesa dal costituzionalista del Pd, Stefano Ceccanti.

L'ex pm De Magistris farà il giudice a Napoli


Trasferimento a Napoli con funzioni di giudice. E' questa la proposta che la Terza Commissione del Csm presenterà al plenum come nuova destinazione per Luigi De Magistris, il pm di Catanzaro che deve lasciare ufficio e funzioni requirenti dopo la sentenza della sezione disciplinare confermata la scorsa settimana dalla Cassazione.
La scelta della sede di Napoli ha tenuto conto dell'interlocuzione scritta avvenuta tra De Magistris e Palazzo dei Marescialli dopo il deposito della sentenza della Suprema Corte (che ha confermato la sanzione della censura e il trasferimento ad altra sede e altre funzioni disposti nel gennaio scorso dal 'tribunale delle toghe' nei confronti del magistrato calabrese, dichiarando inammissibile il suo ricorso).
De Magistris aveva infatti indicato come prima sede quella di Napoli, per la quale aveva anche fatto domanda nell'ambito del concorso ordinario pubblicato nello scorso giugno. Anche se non fosse stato trasferito per la sentenza della disciplinare, De Magistris, dato l'alto punteggio raggiunto, avrebbe sicuramente avuto la possibilita' di lavorare presso la sede giudiziaria del capoluogo campano.

Violenza sessuale possibile anche con i jeans

Cassazione Penale, Sezione III, Sentenza n. 30403 del 21/07/2008
"I jeans non sono paragonabili ad una specie di cintura di castità". Lo stabilisce nuovamente la Cassazione nella sentenza con cui ha confermato la condanna nei confronti di un 37enne che aveva molestato la figlia, ancora adolescente, della sua compagna infilandole le mani sotto i jeans. La giovane aveva raccontato tutto al padre e al ragazzo. Quindi era scattata la denuncia. A maggio del 2005 il gip del tribunale di Padova aveva condannato l'uomo a un anno di reclusione per violenza sessuale. La corte d'appello di Venezia, a ottobre del 2007, aveva confermato il verdetto. Contro questa decisione l'imputato aveva fatto ricorso in Cassazione sostenendo che la ragazza era seduta sul divano con i jeans aperti e che quindi questo significava che fosse in qualche modo consenziente. La Terza Sezione Penale respinge oggi questa tesi sostenendo che "il fatto che la ragazza indossasse pantaloni di tipo jeans non era ostativo al toccamento interno delle parti intime, essendo possibile farlo penetrando con la mano dentro l'indumento non essendo questo paragonabile ad una specie di cintura di castità". La Cassazione torna a occuparsi di violenze sessuali su donne in jeans, dopo dieci anni di sentenze controverse e di segno opposto. La pronuncia che fece più scalpore fu quella del febbraio 1999 che stabilì l'impossibilità di parlare di violenza nel caso in cui la vittima portasse i blue-jeans. L'indossare l'indumento significava "essere consenziente" a causa della difficoltà di sfilare i pantaloni "senza la fattiva collaborazione di chi lo porta". Da allora una serie di marce indietro: la prima due anni dopo quella pronuncia, ora l'ultima.

Allontanamento dalla casa familiare per il marito violento

CASSAZIONE PENALE, Sentenza n. 28958/08
Il marito indagato per maltrattamenti puo' essere allontanato dalla casa familiare anche se i coniugi non sono realmente conviventi e non deve avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla moglie. Lo sottolinea la Cassazione, confermando un'ordinanza del tribunale del Riesame di Cagliari che aveva disposto, come gia' fatto dal gip, la misura cautelare dell'allontanamento dalla casa familiare di un uomo indagato per maltrattamenti in famiglia. Per il tribunale, lo scopo della misura cautelare era quello di "tutelare l'incolumita' della persona offesa e di prevenire il pericolo di violenze e abusi nell'ambito familiare", per cui non aveva rilevanza, per accogliere l'istanza di revoca della misura, "la comprovata convivenza dei due coniugi in appartamenti separati, muniti di ingressi autonomi, pur se facenti parti della medesima unita' immobiliare". Contro tale verdetto, l'indagato si era rivolto alla Suprema Corte, ma i giudici della sesta sezione penale hanno dichiarato inammissibile il suo ricorso: "la misura cautelare dell'allontanamento dalla casa familiare - ricordano gli 'ermellini' - non presuppone necessariamente la convivenza tra le parti, ma e' applicabile anche quando l'indagato abbia gia' abbandonato il domicilio domestico per intervenuta separazione coniugale". L'articolo 282 bis del codice di procedura penale, infatti, si legge nella sentenza n.28958, "prevede espressamente non solo l'allontanamento del convivente dalla casa familiare, ma anche la prescrizione di non avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa".

Renato Balduzzi: legittima la decisione della Cassazione su Englaro

Il pensiero del costituzionalista Renato Balduzzi - Presidente del Meic, Movimento ecclesiale di impegno culturale - sugli sviluppi del caso "Eluana Englaro ".
'Evitiamo di farne materia di conflitto tra magistratura e politica. Da costituzionalista, mi sembra azzardata e anche un po' pericolosa l'ipotesi di conflitto di attribuzione. E' ora che l'iter del testamento biologico venga portata a compimento. Anche se non dobbiamo aspettarci che la norma posso risolvere tutto. Non c'e' una competenza riservata alle Camere su certi argomenti. Anche ammesso che in tema di diritti il legislatore abbia una preminenza, il giudice arriva dove puo' in base alla legislazione vigente e ai principi costituzionali. 'Bisogna ricordare che un ordinamento contiene sempre delle lacune e lo 'jus dicere' del giudice comporta naturalmente la possibilita' di colmarle. Il giudice non e' certo solo la bocca della legge; il suo, anzi, e' un duro mestiere, che deve bilanciare tanti principi e tenere in equilibrio diritti e doveri. 'Sollevare un conflitto di attribuzione aggiunge motivi di contrasto ad una situazione gia' molto delicata nei rapporti tra politica e magistratura. Ma al di la' di questo, la sentenza della Corte di Cassazione non crea nessun vulnus nelle prerogative del Parlamento.'La norma, per un caso limite come quello di Eluana, non risolverebbe tutto. E qui, ma non parlo piu' da costituzionalista, non so se la legge possa coprire questa materia cosi' complessa, dove la prima regola dovrebbe essere quella della prudenza, del silenzio, unito alla coerenza, all'assunzione di responsabilita' per quanto si dice. E a questo aggiungerei un'altra osservazione: non puo' essere considerato irrilevante dal punto di vista giuridico il fatto che ci sia qualcuno che si fa carico del 'dovere' della solidarieta'.'Il nodo e' in quelle 'direttive anticipate' che nel nostro paese non hanno ancora valore legale. L'iter del testamento biologico e' quindi da portare a compimento, senza pensare che in una legge possa entrare tutto un sentire etico. Per questo e' importante che non si strumentalizzi, ma si guardi veramente al bene comune. Se oggi si procede a colpi di sentenze e' perche' fino ad ora e' mancata una sintesi. Bisogna in ogni caso garantire una periodica verifica delle volonta' del soggetto'.

Consulenze giuridiche a Cecchi Gori - Sospeso magistrato di Roma

La sezione disciplinare del Csm ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio il gip di Roma Luisanna Figliolia, accusata dai pm di Perugia di aver ottenuto elargizioni da Vittorio Cecchi Gori in cambio di una sorta di consulenza giuridica. Il "tribunale delle toghe" ha anche disposto il suo collocamento fuori ruolo, accogliendo le richieste che erano state formulate dal ministro della Giustizia Angelino Alfano e del procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli. Figliolia era già stata sospesa, ma per due mesi, dal gip di Perugia il 2 luglio scorso. Secondo l'inchiesta penale a suo carico, in cui sono ipotizzati i reati di concussione e abuso d'ufficio il magistrato romano avrebbe ottenuto da Cecchi Gori soggiorni gratis al mare o a Londra ed elargizioni di vario tipo (dal pagamento di una festa di compleanno a un contratto per il marito) in cambio di suoi "consigli".

TERRORISMO: CASSAZIONE, CONFERMATA CONDANNA A EX IMAM CREMONA

Diventa definitiva la condanna a sette anni di reclusione nei confronti dell'ex imam della moschea di Cremona, Mourad Trabelsi. Lo ha stabilito la Quinta sezione penale della Cassazione che ha inoltre confermato l'assoluzione accordata dalla Corte d'assise d'appello di Brescia, giugno 2007, ad Abdelkader Laagoub, il marocchino processato per il reato di terrorismo internazionale perche' appartenente ad una cellula del Gruppo Islamico Marocchino Internazionale, nell'ambito dei mancati attentati al duomo di Cremona e alla metropolitana di Milano. In particolare, la Suprema Corte ha respinto sia i ricorsi dell'ex imam di Cremona Trabelsi che di altri due appartenenti alla cellula terroristica di Cremona (Nourredine Drissi, 6 anni di reclusione; Khaled Khamlich, 5 anni e 6 mesi), sia il ricorso della Procura di Brescia che voleva l'annullamento dell'assoluzione accordata a Laagoub.

Omicidio Raciti: Speziale ricorre in Cassazione

Speziale ricorre in Cassazione affinche' si applichi la legge Pecorella, ossia l'archiviazione coatta dell'inchiesta sull'omicidio Raciti. Secondo i legali del giovane accusato dell'uccisione dell'ispettore di polizia, la Procura per i minorenni di Catania avrebbe dovuto 'avanzare la richiesta di archiviazione visto che la Corte di Cassazione, il 29/4, ha annullato senza rinvio l'ordine di arresto di Speziale, pronunciandosi cosi' in ordine alla insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza'.

ELUANA: MANTOVANO, CONFLITTO DI POTERI E' AMMISSIBILE

''La sentenza della Cassazione sul caso Englaro ha deciso in via definitiva fondamentali questioni di diritto, tanto che la Corte di Milano ha dovuto adeguarsi alla pronuncia della Cassazione. Quindi nei confronti della sentenza della Cassazione e' sicuramente proponibile, ai sensi dell'art. 37 della legge 87/1953, il conflitto di attribuzione fra i poteri dello Stato''. Lo afferma il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, rispondendo al senatore del Partito democratico Stefano Ceccanti. ''Il conflitto - prosegue - puo' essere sollevato da entrambe le Camere o da una di esse perche' in un sistema di bicameralismo perfetto il Senato e la Camera dei Deputati sono congiuntamente titolari del potere legislativo; legittimate a difendere l'ambito di competenza loro attribuita dalla Costituzione. Spetta poi al Parlamento decidere se quando approvare una legge, se e quando intervenire in un settore della vita sociale; queste valutazioni sono soggette al giudizio del corpo elettorale.Nessuna vera o presunta 'inerzia' del legislatore giustifica un intervento di supplenza dei giudici; cosi' - conclude Mantovano - come l'inerzia del giudici non consente al legislatore di emanare, in loro vece, sentenze''.

Cecchi Gori, Csm deciderà su sospensione gip di Roma Figliolia

Oggi 18 luglio 2008 il Consiglio superiore della magistratura (Csm) si riunirà per decidere sulla richiesta avanzata dal ministro della Giustizia Angelino Alfano e dalla procura generale della Cassazione di sospendere Luisanna Figliolia, gip di Roma, dalle funzioni e dallo stipendio, collocandola fuori dal ruolo organico della magistratura.
Lo riferiscono fonti giudiziarie.
A carico del gip romano -- già sospesa lo scorso 2 luglio dall'esercizio della professione di magistrato per due mesi -- sono stati ipotizzati i reati di concussione e abuso d'ufficio nell'ambito di un'indagine che riguarda le vicende di Vittorio Cecchi Gori.
La Figliolia, che di recente ha condannato con rito abbreviato diversi nuovi brigatisti, è accusata dal pm di Perugia Sergio Sottani di aver indotto o costretto Cecchi Gori a farle diverse elargizioni.
Secondo l'accusa, il giudice romano avrebbe svolto una attività di consulenza in ambito giuridico in favore del produttore, promettendo di aiutarlo nel gestire il suo dissesto finanziario.
Figliolia -- difesa dagli avvocati Efisio Figus Diaz e Alfonso Stile -- ha respinto tutte le accuse.

Mills; Difesa Berlusconi ricorre in Cassazione su ricusazione

Silvio Berlusconi, tramite il suo avvocato difensore Niccolò Ghedini, sarà ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte di Appello di Milano che ha respinto l'istanza di ricusazione del giudice Nicoletta Gandus dal processo Mills.
"La decisione della Corte d'Appello di Milano è a dir poco sorprendente" e "a questa situazione la Corte di Cassazione a cui proporremo ricorso, non potrà non porre rimedio accogliendo la ricusazione, consentendoci di celebrare un processo con un giudice che sia e appaia davvero imparziale", annuncia Ghedini.
"Dopo aver ammesso, e non si poteva certo fare altrimenti con quelle prove documentali, la evidente politicizzazione della dotoressa Gandus e la sua palese avversione al governo Berlusconi - argomenta il legale del Premier sulla decisione della Corte di Appello milanese - non ha ritenuto di accogliere la ricusazione affermando che avendo costei giurato fedeltà alla Costituzione quale magistrato, deve ritenersi che tale impegno sia prioritario rispetto a quello politico e che quindi certamente compirà lo sforzo di essere imparziale. Se la terzietà reale o apparente che si pretende sia garantita in uno stato di diritto è ovvio che la Corte Milanese non la garantisce affatto. Ma la sintesi è ancora una volta sempre la stessa: Silvio Berlusconi deve essere giudicato a Milano da un giudice che sia dichiaratamente appalesato come suo avversario politico, per un reato per il quale di fronte ad altro Tribunale sarebbe già stato da tempo assolto perchè il fatto non sussiste".

Anche gli squilli telefonici sono da condannare come molestia

CASSAZIONE PENALE, Sezione I, Sentenza n. 29971/2008
Può essere condannato per molestie chi si ostina a disturbare la quiete altrui con telefonate anche brevissime, o con semplici squilli. La Cassazione ha infatti confermato la condanna inflitta ad una donna dal tribunale di Torino (sezione distaccata di Susa) per molestie telefoniche, prosciogliendola invece dall'accusa di ingiurie.
L'imputata dovrà ora pagare un'ammenda di 344 euro e un risarcimento danni in favore delle parti offese, ovvero dei suoi vicini di casa, i quali, per due o tre mesi, avevano ricevuto "ripetute chiamate di brevissima durata" in diverse ore del giorno "talora con parole o frasi iniziate e rimaste incomplete, altre volte mute o limitate ad un semplice squillo". Secondo la Suprema Corte (prima sezione penale, sentenza n.29971), il ricorso della donna va dichiarato inammissibile, dato che "la ripetitività degli episodi e l'esistenza di un accertato movente (ataviche liti tra vicini da tutti riconosciute e ammesse) valgono ad escludere occasionali errori nella composizione del numero".
Inoltre, "la quantità, gli orari, la concentrazione temporale (documentata tra il 28 aprile e il 14 giugno 2004) e le modalità delle chiamate (interruzione della comunicazione prima o subito dopo la risposta), costituiscono indubbiamente - osservano i giudici di 'Palazzaccio' - una ingiustificata interferenza nell'altrui sfera privata, capace di turbarne la serenità. Nel complesso sarebbero dunque riconducibili a quel modo di agire indiscreto e impertinente che integra il concetto di petulanza.

Caso Eluana: Conflitto d'attribuzione tra Palazzo Madama e la Cassazione

"Per il momento non cambia niente. Noi andiamo avanti, e la famiglia di Eluana porra' in atto la sentenza della Cassazione, sospendendo l'alimentazione della figlia quando lo riterra' opportuno". L'avvocato della famiglia Englaro, Vittorio Angiolini, spiega all'Agi che la decisione della Commissione Affari Costituzionali del Senato di sollevare un conflitto d'attribuzione tra Palazzo Madama e la Cassazione sul caso di Eluana non sposta di una virgola i progetti della famiglia: dopo 16 anni di attesa, la sentenza della Cassazione "rimane esecutiva, a meno che non la blocchi la Consulta in attesa della sentenza, cosa che non e' mai successa". Angiolini usa parole forti per commentare l'iniziativa del Senato, che in sostanza contesta alla Cassazione di aver concesso la sospensione dell'alimentazione della giovane sulla base di una sentenza della maigstratura aziche' su una legge. "Sono stupito dal presidente Schifani, che mobilita il Senato per questa vicenda: l'istituzione non ha piu' rispetto di se' stessa. Loro dicono che non c'e' la legge, ma dov'era il Senato negli ultimi 16 anni, da quando Eluana ha avuto l'incidente? Sollevando il conflitto di attribuzione, il Senato stesso si autoaccusa di inerzia, non avendo fatto una legge necessaria". Ma il tutto, secondo il legale, ha piu' finalita' politiche che pratiche: "In un celebre caso precedente di conflitto di attribuzione, quello sulla grazia, la Consulta decise dopo 5 mesi. E' chiaro che i tempi sono molto lunghi, mi domando qual'e' l'obiettivo dei promotori dell'iniziativa. Tra l'altro - conclude - si attacca la Cassazione, che mi pare fuori luogo. Mi dispiace, perche' stabnno trasformando questo caso in un carnevale".

STRAGE ERBA: CASSAZIONE, IL PROCESSO RESTA A COMO

Roma, 16 lug. (Adnkronos) - Il processo per la strage di Erba resta a Como. Lo ha stabilito la VII sezione penale della Cassazione, dichiarando inammissibile il ricorso presentato dalla difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, accusati della strage. In particolare, la difesa dei coniugi chiedeva di trasferire il processo da Como per il comportamento dei mass media locali che, a loro dire, non garantirebbe un processo equo. Tesi bocciata dalla Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso. Per effetto della decisione di piazza Cavour, il processo per la strage riprenderà il prossimo 17 novembre davanti alla Corte d'Assise di Como.