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Occupare il posto di lavoro non si puo'

Occupare il luogo in cui si lavora, per ottenere un posto fisso, è reato. Lo sottolinea una sentenza della Cassazione che ha confernato la condanna per interruzione di pubblico servizio a due lavoratrici precarie impiegate a tempo parziale in una scuola di Rossano, nel cosentino, che avevano occupato l'edificio per ottenere dalla pubblica amministrazione un contratto di lavoro definitivo. Le due donne, Graziella P. e Rosetta R., erano state condannate a un mese di reclusione, con la continuazione, per i reati di interruzione di pubblico servizio e invasioni di edifici, prima dal Tribunale di Rossano nel 2004 e poi dalla Corte d'appello di Catanzaro nel 2006, secondo la quale le due lavoratrici si erano introdotte "arbitrariamente nell'edificio scolastico, al fine di occuparlo".Una condanna eccessiva secondo la difesa di Graziella e Rosetta, che ha presentato ricorso in Cassazione, appellandosi all'esercizio del diritto di sciopero e sostenendo che, in ogni caso, l'agitazione delle due donne non aveva compromesso il regolare funzionamento dell'istituto dal momento che il corpo insegnante era rimasto nella scuola e gli alunni erano stati mandati a casa "per scelta della direttrice e non in conseguenza" della occupazione. Inoltre "non c'era stata invasione arbitraria dal momento che le imputate possedevano le chiavi".La Suprema Corte ha accolto solo in parte il ricorso dell'avvocato, annullando la condanna per invasione di edifici, ma non quella di interruzione di pubblico servizio. Per la Cassazione, infatti, i motivi che, secondo il loro legale, avrebbero indotto le due donne ad occupare l'edificio ("eliminare una situazione effettivamente antisociale"), "non possono certo essere riconosciuti nel comportamento di chi commette consapevolmente un reato per indurre la pubblica amministrazione a trasformare in definitivo un contratto di lavoro a tempo parziale".Ora Graziella e Rosetta dovranno nuovamente comparire davanti alla Corte d'appello di Catanzaro per la rideterminazione della pena.

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