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Frattini: “Entra in Italia solo chi rispetta le leggi”

“Accoglienza fa rima con integrazione. Quindi, chi viene in Italia deve rispettare le leggi in vigore, giurare sulla nostra bandiera. E’ una condizione elementare, perché non possiamo volere la botte piena e la moglie ubriaca”. Franco Frattini, intervistato dal Giornale, condivide “appieno” il messaggio del capo dello Stato nell’anniversario della tragedia di Marcinelle: “Noi vogliamo il successo dell’immigrazione extracomunitaria”. “Ma proprio per questo – sottolinea il ministro degli esteri – vogliamo che il sans papier emerga dalla clandestinità, altrimenti viene sfruttato due volte: guadagna meno di un collega regolare e senza diritti sociali”. In altri termini, “si tutela la dignità umana – ammonisce Frattini – evitando che questi rimangano vittime dell’abbandono, in mano ai loro aguzzini. Perché l’immigrazione clandestina e il traffico degli organi umani rappresentano lo schiavismo del Ventunesimo secolo”.

A giudizio del responsabile della Farnesina, non c’é insomma altra strada se non “applicare dalla prima all’ultima virgola le norme inserite nel pacchetto sicurezza”, a partire dal reato di clandestinità: “Nessun contrasto alle direttive europee”. Il reato – puntualizza Frattini – è semplice deterrente: “Chi non ha lavoro, è senza casa e viola le nostre regole, deve andare via. Ma niente carcere”. E comunque, assicura il ministro, “nessuna colf o badante processata o espulsa. Gli anziani stiano dunque tranquilli”. Frattini rassicura anche i pescatori di Mazara del Vallo: “Il nodo sono le divergenze sulla larghezza delle acque territoriali. ma nel negoziato con la Libia, avviato lo scorso anno, figura pure il dossier sulla pesca”. Il governo garantirà gli interessi dei pescatori italiani: “Il 30 agosto a Tripoli, se non prima, il premier Berlusconi vorrà avere da Gheddafi la parola definitiva per arrivare a una conclusione positiva”.

Per contrastare gli arrivi di immigrati clandestini l’Italia non adotta respingimenti, ma applica le norme contenute nel “protocollo opzionale dell’Onu sul traffico di persone via terra, mare, aria”. E’ quanto il governo italiano, secondo quanto si è appreso, sosterrebbe nella relazione consegnata al Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura (Cpt), nei giorni scorsi in Italia per esaminare la politica nazionale di contrasto all’immigrazione clandestina. Tra maggio e luglio scorsi, sono state oltre 600 le persone fermate in mare prima del loro arrivo in Italia e rinviate, per la maggior parte in Libia e Algeria. Tra loro, secondo quanto riferito nella relazione consegnata al Cpt, anche donne e minori. Nei loro confronti l’Italia negherebbe di aver applicato il principio del respingimento, sostenendo di aver rispettato il protocollo opzionale contro il traffico di esseri umani. Il protocollo, approvato a Palermo nel 2000, è stato più volte oggetto di critiche da parte delle associazioni che difendono i diritti dei migranti secondo le quali non riconosce un vero e proprio diritto della persona ‘trafficata’ a rimanere nei paesi di destinazione, prevedendo la concessione del permesso di soggiorno solo in casi valutati con discrezionalità. Inoltre, per quanto riguarda il rimpatrio, il protocollo – sempre secondo le associazioni – si limita ad affermare che “dovrebbe essere preferibilmente volontario”. Elementi di discrezionalità questi che non tutelerebbero adeguatamente le vittime del traffico.

La missione del Comitato in Italia - Il Comitato per la prevenzione della tortura è stato in missione in l’Italia tra il 27 e il 31 luglio scorsi. Scopo della missione era di esaminare i vari aspetti della politica messa in atto dall’Italia rispetto all’intercettazione in mare di immigrati clandestini diretti verso le coste meridionali del Paese e rinviati in Libia. In particolare, la delegazione del Cpt si è concentrata sul sistema di salvaguardia per assicurare che nessuno venga rinviato in un Paese dove correrebbe il rischio di essere torturato o maltrattato. Nel corso della visita la delegazione ha incontrato rappresentanti dei ministeri dell’Interno, della Giustizia, della Difesa, oltre che di Carabinieri, Guardia di Finanza, Guardia Costiera e Marina Militare. La delegazione si è inoltre recata nei centri di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria a Roma, presso il Cda Contrada Piano del Lago e il centro per minori Germoglio di Caltanisetta e al centro per minori Prospettiva di Catania.

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