Il capo deve sempre mantenere self control nei confronti dei suoi dipendenti. Anche di fronte ad "atteggiamenti provocatori". A stabilirlo e' la Cassazione che sottolinea come chi occupa le alte gerarchie nelle aziende deve avere una "attenta continenza espressiva". Applicando questo principio la quinta sezione penale (sentenza 31388) ha bocciato il ricorso di Sebastiano C., un dirigente aziendale che si era rivolto ad una sua dipendente che, a suo dire lo aveva provocato, dicendole "lei non capisce un c...". La vicenda e' finita in Tribunale e il dirigente in primo grado veniva condannato per ingiuria. Una condanna dalla quale Sebastiano C. si e' salvato in appello poiche' la Corte di Catania (nel giugno 2007), ha dovuto prendere atto della intervenuta prescrizione del reato. E' comunque rimasto in piedi il risarcimento alla dipendente Tommasa B. per i danni patiti per l'ingiuria. Contro questa decisione Sebastiano ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo che l'espressione non aveva valenza ingiuriosa dal momento che era stata pronunciata in risposta "ad una accesa discussione nel corso della quale Tommasa B. aveva assunto atteggiamenti provocatori", e che in ogni caso data l'evoluzione dei costumi e il mutamento del linguaggio la frase nonn era altro che un "equivalente rafforzativo di 'lei non capisce nulla'". Piazza Cavour ha dichiarato inammissibile il ricorso e ha sottolineato che "anche tenuto conto del rapporto gerarchico che legava" il capo alla dipendente "avrebbe dovuto indurre il primo a una attenta continenza espressiva". Per effetto della inammissibilita' del ricorso, Sebastiano C. e' stato condannato a pagare mille euro alla cassa delle ammende.
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