
Soltanto Annamaria Franzoni aveva il tempo di uccidere il piccolo Samuele, con le modalità ricostruite dai Ris. Ogni altra eventualità è "remota" e le prove raccolte, sebbene indiziarie, sono sufficienti a sostenere un giudizio di colpevolezza. Sono questi alcuni dei motivi per cui la Cassazione, lo scorso 27 marzo 2008, ha confermato la condanna nei confronti della Franzoni, per la morte del figlioletto Samuele avvenuta a Cogne il 30 gennaio del 2002, e le cui motivazioni sono state rese note soltanto oggi con la sentenza 31456."La possibilità dell'azione di un estraneo è stata esclusa al di là di ogni ragionevole dubbio, attraverso la pr
ova logica - scrive la Cassazione motivando la decisione di confermare la condanna alla mamma del piccolo Samuele - che con altrettanta correttezza metodologica, avrebbe potuto essere collocata al centro, ovvero posta come caposaldo della sequenza indiziaria".
Insomma, spiega il Collegio, "una volta dimostrate l'assoluta implausibilità dell'ingresso di un estraneo nell'abitazione e la materiale impossibilità che costui possa aver agito, con le modalità già descritte, nel ristrettissimo spazio di tempo a sua disposizione, ed una volta esclusa ogni responsabilità da parte del marito dell'imputata e del figlio Davide, una realistica necessitata alternativa residuale è quella della responsabilità della sola persona presente in casa nelle fasi antecedenti la chiamata dei soccorsi".
Con questi due passaggi chiave la Cassazione ha sostenuto la colpevolezza della Franzoni perché tutte le altre eventualità per la morte del piccolo Samuele erano così remote da dover essere escluse. Un giudizio di colpevolezza, spiega poi la Suprema Corte, può fondarsi oltreché al di là di ogni ragionevole dubbio, anche su prove fortemente indiziarie che escludano che i fatti possano essere andati in un altro modo.
ova logica - scrive la Cassazione motivando la decisione di confermare la condanna alla mamma del piccolo Samuele - che con altrettanta correttezza metodologica, avrebbe potuto essere collocata al centro, ovvero posta come caposaldo della sequenza indiziaria".
Insomma, spiega il Collegio, "una volta dimostrate l'assoluta implausibilità dell'ingresso di un estraneo nell'abitazione e la materiale impossibilità che costui possa aver agito, con le modalità già descritte, nel ristrettissimo spazio di tempo a sua disposizione, ed una volta esclusa ogni responsabilità da parte del marito dell'imputata e del figlio Davide, una realistica necessitata alternativa residuale è quella della responsabilità della sola persona presente in casa nelle fasi antecedenti la chiamata dei soccorsi".
Con questi due passaggi chiave la Cassazione ha sostenuto la colpevolezza della Franzoni perché tutte le altre eventualità per la morte del piccolo Samuele erano così remote da dover essere escluse. Un giudizio di colpevolezza, spiega poi la Suprema Corte, può fondarsi oltreché al di là di ogni ragionevole dubbio, anche su prove fortemente indiziarie che escludano che i fatti possano essere andati in un altro modo.
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