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Viola le norme antirazzismo chu espone allo stadio la bandiera fascista

Rischia il carcere il tifoso che, durante una partita, sventola una bandiera che riporta il fascio littorio. E’ quanto affermato dalla Corte di Cassazione che, con la sentenza 37390 dell'11 ottobre scorso, ha respinto il ricorso di un trentatreenne romano che, durante una partita di calcio, "aveva sventolato un tricolore riportante nella parte bianca un fascio littorio".

L'uomo era stato condannato, a febbraio 2004, a quindici giorni di reclusione dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Roma. La Corte d'Appello aveva confermato nel dicembre del 2005. Quindi, il ricorso in Cassazione, che i giudici della terza sezione penale della Suprema corte hanno respinto. In particolare, hanno precisato che le accuse non riguardavano la violazione delle norme "che vietano la riorganizzazione del disciolto partito fascista": il gesto di sventolare la bandiera senza altre manifestazioni "di contorno" non era "un pericolo per le istituzioni democratiche". Quanto, piuttosto, la violazione delle disposizioni sull'eliminazione delle discriminazioni razziali.

"Il reato di cui l'imputato deve rispondere - hanno messo nero su bianco - "e’ quello previsto dall'art. 2 del d.l. 122 del 1993 che punisce chi, in pubbliche riunioni, compie manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali delle associazioni, movimenti o gruppi di cui all'art. 3 della L. 654/75 (eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale)". Non solo. "Tali associazioni o movimenti diffondono idee fondate sulla superiorita’ o sull'odio razziale ed etnico". Nel caso sottoposto all'esame della Corte, insomma, gli ingredienti per una condanna c'erano proprio tutti: "la riunione, ove l'emblema era stato mostrato, era pubblica ed il simbolo era tipico del fascismo che ha indubbiamente emanato leggi di discriminazione per motivi razziali".

Non importa, poi, che il fascio littorio sia stato, prima del movimento fascista, usato (come aveva sostenuto il tifoso) anche "dagli Etruschi o da Mazzini". Oggi come oggi, conclude il Collegio di legittimita’, "in Italia e’ collegato da tutti i consociati al regime fascista che e’ stato l'ultimo utilizzatore del simbolo".

- CASSAZIONE PENALE, Sezione III, Sentenza n. 37390 del 11/10/2007

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