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Non esiste il 'diritto all'amplesso'

CASSAZIONE PENALE, Sezione III, Sentenza n. 35408 del 25/09/2007
Nessuno, nemmeno il coniuge, può obbligare una persona a un rapporto sessuale non desiderato. A sottolinearlo una sentenza della Cassazione, che ha respinto il ricorso di Giuseppe Z., un 45enne palermitano già condannato in appello a 4 anni di reclusione per una serie di reati commessi nei confronti della moglie Donatella, costretta "più volte a subire rapporti sessuali" contro la sua volontà.Per la Suprema corte, la condanna per il reato di violenza sessuale scatta nel caso di "qualsiasi forma di costringimento psico-fisico idonea ad incidere sull'altrui libertà di autodeterminazione".
Non importa se tra le due persone ci sia o meno "un rapporto di coppia coniugale o paraconiugale", dal momento che "non esisteun 'diritto all'amplesso', né conseguentemente il potere di esigere o imporre una prestazione sessuale". Una esistenza piena di vessazioni, quella di Donatella L.C. costretta a subire una "convivenza coniugale intollerabile" dal '93 fino al dicembre '99. Sei anni durante i quali il marito Giuseppe Z. la maltrattava, "colpendola con pugni e calci, costringendola a subire rapporti sessuali, minacciandola di morte, e ad assistere alle percosse nei confronti del figlio Walter di tre mesi".
Nel '99 la donna chiede la separazione (arrivata nell'aprile del 2004 con addebito al marito) e va via di casa. Ma l'odissea di Donatella è destinata a continuare. Nel 2001 l'ex marito la sequestra, obbligandola a seguirlo contro la sua volontà da Palermo a Villa San Giovanni, nella casa del cognato. Qui arriva l'ultima richiesta di rapporto sessuale, che la donna si trova costretta ad accettare per evitare "ulteriori conseguenze", come spiega la sentenza, e per convincere l'ex a riportarla a Palermo.Proprio su questo consenso "putativo", Giuseppe Z. ha fatto ricorso in Cassazione per chiedere una pena più mite, lamentando che l'ex moglie, pur potendo andarsene, era rimasta nell'abitazione e il rapporto "in fase di consumazione era proseguito" con l'accordo della donna.
La Suprema Corte ha respinto il ricorso, sottolineando che Donatella era stata costretta a vivere "in un clima di tensione e di latente soggezione, anche per le pregresse esperienze di maltrattamenti ed abusi". Per cui l'apparente assenso al rapporto era giustificato dal fatto che la donna "non aveva altra scelta che tentare di assecondarlo volta per volta, evitando di suscitare in lui ulteriori occasioni di ira già avutesi in passato". Ed infine, rimarca la Cassazione, "il diritto all'amplesso" non esiste "né nel rapporto di coppia coniugale", né in quello "paraconiugale".

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